È legato anche alla comunità LGBTQ ed è l’ultima lettera di questo acronimo: ecco che cosa significa queer, e quando è incominciato a essere usato.
Nella sigla LGBTQ, che sta a indicare la comunità gay mondiale, la Q sta per queer. Ma che cosa vuol dire e qual è la traduzione del termine? E soprattutto che differenza c’è con le altre forme d’identità sessuale?
La traduzione di queer significa, letteralmente, “eccentrico” o anche “insolito” rispetto ai costumi comuni in una società. La parola può essere anche accostata alla parola tedesca “quer“, che significa “di traverso”, “diagonalmente”. Invece, il fatto per cui le persone si definiscono in questo modo è di non volere etichette prestabilite: cioè di rinunciare ad identificarsi in un ordinamento sessuale a favore di una propria unica soggettività.
- Origine: dall’inglese, e anche dal tedesco.
- Dove viene usato: in ambito della comunità LGBT e in ambito di identità che potrebbero essere riconosciute, anche se bistrattate.
- Diffusione: globale.
La storia del queer
La parola inizia a essere utilizzata comunemente negli anni ’90, grazie al gruppo di attivisti inglesi chiamato “Queer Nation“.
Il termine può essere utilizzato anche in senso dispregiativo, identificando un insulto per i membri della comunità LGBT, ovvero un insulto omofobo, usato da chi può definirsi tale.
Sempre negli anni ’90 è emersa anche la cosiddetta teoria queer, che mette in discussione la naturalità dell’identità di genere e di quella sessuale. Questa teoria afferma che le attività sessuali degli individui sono costruite socialmente, e non intrinseche all’individuo. Da questo punto di vista i queer non vogliono nessuna etichetta di genere prestabilità, se non la propria soggettività.
Esempi d’uso
Si può usare questo termine per definire gli appartenenti alla comunità LGBT, nel senso di termine che accorpora tutte le diverse identità di genere, ma potrebbe essere reso come dispregiativo.
Una persona che si definisce queer, anche a margine della comunità LGBTQ, non vuole appartenere ad alcuna specifica identità stereotipata.
Esisteva anche un supplemento libri allegato al quotidiano Liberazione, diretto da Piero Sansonetti, che identificava con questo termine la propria diversità di vedute del mondo.